LA RETE “ZERO PFAS ITALIA” PARTECIPA ALLA COP30 IN BRASILE
PER CHIEDERE LA MESSA AL BANDO UNIVERSALE DEI PFAS
Il termine Pfas indica sostanze poli e perfluoro alchiliche di sintesi chimica, più comunemente conosciute con la dicitura “inquinanti eterni”, a causa della loro elevata persistenza. Questi composti, pericolosi per la salute e per l’ambiente, purtroppo si diffondono con particolare facilità, infatti sono arrivati a costituire una minaccia di portata globale infestando acqua, suolo e aria dell’intero pianeta ed entrando addirittura nella catena alimentare.
La Rete Zero Pfas Italia, nata proprio per combattere queste sostanze, è impegnata da tempo nella lotta contro di esse. La Rete sarà presente a Bélem in Brasile, invitata dalla Campagna per il Clima fuori dal Fossile, in delegazione con altre associazioni italiane, a partecipare a tutte le iniziative che si svilupperanno in occasione della COP30 sul clima ed in particolare alla Quarta Assemblea Nazionale dei danneggiati della MAB (Movimenti dei Danneggiati dalle Dighe), Rete internazionale contro il modello energetico estrattivo globale, che si terrà dal 10 al 21 novembre 2025. Si tratta della 30esima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), alla quale interverranno 162 Paesi del mondo.
La Rete sarà rappresentata da Michela Piccoli delle madri italiane “Mamme NoPfas”.
“In questo importante contesto in cui si discuterà di cambiamento climatico e del rispetto degli Accordi di Parigi – dichiarano i membri della rete – cercheremo di porre l’attenzione sulla questione dei Pfas, che tanto contribuiscono al dramma dell’inquinamento che sta devastando il pianeta. Chiederemo ai Governanti del mondo di affrontare il problema con la massima urgenza, prima che la terra diventi un luogo irrimediabilmente invivibile.
Domanderemo un impegno immediato: promuovere una legge universale che metta al bando i Pfas e, contestualmente, aumentare gli investimenti destinati alla ricerca di alternative sostenibili a queste pericolose sostanze chimiche.”
Di seguito i punti fondamentali del “Manifesto dei Popoli” condivisi dalla Rete, che ne hanno motivato l’adesione, accompagnati da un breve commento.
- “Appello alla democrazia dal basso”
Solo la costruzione di una enorme e diffusa rete globale composta da città, territori, università, associazioni, ci renderà capaci di proteggere le fondamenta democratiche della società, attualmente sottoposte ad una costante erosione da parte di istituzioni focalizzate esclusivamente sugli interessi economici di pochi potenti. Quegli stessi interessi che hanno avvelenato il territorio e le acque che stiamo cercando di proteggere. In un momento tanto buio è compito dei popoli e quindi dei singoli riuniti in reti di solidarietà, costruire una resistenza di diplomazia civile. - “Difendere democrazia e solidarietà internazionale per affrontare la finanziarizzazione della natura!”
La grave compromissione del territorio e delle acque, che come rete ZeroPfas stiamo tentando di arginare, è in modo manifesto il frutto di un avido, insensato ed ottuso sfruttamento dell’ambiente. Un abuso miope, orientato al profitto immediato e totalmente incurante non solo delle conseguenze attuali, ma purtroppo anche di quelle a lungo termine per le generazioni future.
E’ quindi fondamentale una cooperazione internazionale su temi declinati in modo diverso nei diversi territori, ma tutti ugualmente provenienti dalla stessa matrice di aggressione ai valori umani intesi in senso lato. - “Ingiustizie ambientali verso coloro che hanno meno contribuito alla crisi”
Concetto nel quale la Rete si può facilmente riconoscere, in quanto portatrice del dovere di salvaguardare cittadini inermi e ignari dall’esposizione a ciò che, soggetti economici spregiudicati, hanno sversato nelle acque e nei terreni. Abbiamo spesso posto l’attenzione sull’accumulo dei Pfas nell’organismo umano e sul loro essere disgraziatamente veicolati nel latte materno. Quale creatura può essere meno responsabile di tale degrado del valore e della qualità della vita, di un neonato? - Giustizia climatica, revisione del modello economico attuale, responsabilizzazione delle multinazionali.
Aspira precisamente a questi obiettivi il cammino impervio che la Rete ha intrapreso cercando di difendere i cittadini dai comportamenti voraci delle grandi aziende. Queste ultime, in nome del profitto, distruggono e compromettono, al limite dell’irreparabile, l’ambiente e le conseguenti condizioni di vita e di salute di chi vi abita. La produzione può e deve essere convertita verso schemi di sostenibilità ecologica, economica e sociale. - Riconoscimento della natura come soggetto di diritti. Protezione della biodiversità.
Giungere a riconoscere la natura e gli ecosistemi come soggetti di diritto è un passaggio fondamentale nel tentativo di invertire la rotta di un capitalismo sfrenato e ormai morente, che mentre si autodivora distrugge il pianeta. La sentenza con cui un gruppo di donne peruviane, del popolo Kukama, è riuscito ad ottenere il riconoscimento dello status di soggetto giuridico del fiume Marañón, è tutt’altro che poesia e speranza. E’ la base concreta per la costituzione di un comitato di bacino, soluzione che consentirà la partecipazione della società civile alla gestione del fiume e per tanto la sua protezione dalle continue fuoriuscite di petrolio dall’oleodotto Nordperuano. Questa è la direzione nella quale tutti noi dobbiamo muoverci.
Infine è possibile ravvisare una comunione di intenti nel mobilitare l’opinione pubblica, rafforzare la democrazia partecipativa e popolare, denunciare e fermare i passi indietro.
Sono tutti capisaldi del tentativo di costruire un modello economico, culturale e sociale più dignitoso di quello attuale.
Non dobbiamo lasciarci fuorviare dalla specificità degli obiettivi di singole associazioni o di questa nostra Rete in particolare. Il risultato che vogliamo raggiungere deve essere incastonato in un panorama più ampio. Infatti potremo arrivare alla meta solo aprendo i nostri orizzonti, collaborando e sostenendoci a vicenda con enti e organismi nazionali e internazionali. Le singole problematiche che ogni gruppo, o rete cerca di fronteggiare sono il risultato di un diffuso e comune atteggiamento di produzione e commercializzazione improntato esclusivamente al profitto immediato, incurante di tutte le conseguenze ambientali ed umane che ne derivano. Lentamente, ma con ostinazione dovremo arrivare a modificare l’impianto ideologico, etico e culturale delle attività umane che si ripercuotono sull’ambiente e sarà possibile solo creando una comunicazione multilivello capace di sensibilizzare la comunità creando così la base per costruire diritto.
Rete Zero PFAS Italia
